L’incognita europea
Tra equilibri precari e sostenibilità planetaria
- La scuola dell’ignoranza
- La nuova stagione dei contratti pubblici tra incertezze e responsabilità
- Homo homini deus
- L’animale e la repubblica
- L'oggettività scientifica e i suoi contesti
- Il male comune nella storia
- Le ragioni del pensiero
- Il «fiume carsico»
- Storia ambientale dell'energia nucleare
- Il prisma dei beni comuni tra diritto e scienze umane
- Dalla ragione assoluta alla razionalità storica
- Bachelard
- L'incognita europea
- Contributi e riflessioni sui beni comuni
- Edith Stein ponte di verità
- Il divenire di una poetica
- Dalla parte di Marx
- L'esperienza della cosa
- L'infinita speranza di un ritorno
- Il mio corpo estraneo
- Kafka a Milano
- La scoperta scientifica e la sua logica
- Ragioni e limiti del formalismo
- Suppositio pro significato non ultimato
- La scienza e l'idea di ragione
- Giovanni Vailati epistemologo e maestro
- Sul materialismo leopardiano
- Gilbert Simondon filosofo della mentalité technique
- Ludovico Geymonat Epistemologo
- Le radici della razionalità critica: saperi, pratiche, teleologie
- Itinerari di silenzio
- Epistemologia e soggettività
- Alla ricerca del testo perduto
- Kant epistemologo
- Il Kant di Martinetti
Dalla Grande crisi dei mercati fi nanziari defl agrata negli Stati Uniti nel 2008, l’economia mondiale non si è più ripresa. La ricerca di nuovi equilibri e i molteplici tentativi di riorganizzare la geopolitica, attraverso una nuova dinamica dei flussi commerciali e finanziari, si accumulano transitando attraverso un’affannosa e preoccupata ricerca. I politici, strutturalmente preparati per agire a livello nazionale, per non dire locale, continuano a dimostrare la loro difficoltà ad affrontare problematiche che l’interconnessione dei mercati rende planetari: i loro processi decisionali sono lenti e farraginosi.
Dalla Grande crisi dei mercati fi nanziari defl agrata negli Stati Uniti nel 2008, l’economia mondiale non si è più ripresa. La ricerca di nuovi equilibri e i molteplici tentativi di riorganizzare la geopolitica, attraverso una nuova dinamica dei flussi commerciali e finanziari, si accumulano transitando attraverso un’affannosa e preoccupata ricerca. I politici, strutturalmente preparati per agire a livello nazionale, per non dire locale, continuano a dimostrare la loro difficoltà ad affrontare problematiche che l’interconnessione dei mercati rende planetari: i loro processi decisionali sono lenti e farraginosi. Fortunatamente le banche centrali hanno saputo e potuto azzardare interventi monetari straordinari di grande portata che hanno avuto il merito di rimettere in moto il sistema fi nanziario.
APPROFONDISCIIl loro agire avrebbe dovuto restare straordinario, per dare il tempo alle leve decisionali, quelle elette e legittimate a decidere, di elaborare nuovi schemi non solo economici, ma anche sociali. Ma ciò avviene troppo lentamente. La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) da tempo avverte che le politiche monetarie da sole non bastano a rimettere in carreggiata un sistema produttivo e distributivo che poggia su equilibri estremamente precari. Le banche centrali dei paesi industrializzati sono riuscite ad inventare una forte coordinazione: ha iniziato la Federal Reserve ad immettere liquidità straordinaria sui mercati, poi è toccato al Giappone ed infine all’Europa. Questa rotazione ha prolungato il tempo a disposizione, ma ha assuefatto la politica alle non decisioni. L’Europa è l’incognita di questo processo. Con la creazione dell’euro, e per volere della Germania, si è intrappolata in una politica di lotta all’infl azione in un contesto defl attivo. Questo agire priva il mondo della potenzialità di un fondamentale polo di sviluppo. Le iniziative di Mario Draghi, banchiere centrale capace di occupare spazi vuoti della politica, non saranno suffi cienti senza un disegno europeo globale. Una fi nanza attenta alla sostenibilità del suo ruolo è essenziale. Ma i tempi stringono e la realtà può rovesciarsi.
Vito Monte (Faido, 1963), dirige il Centro Studi Monte SA, family office e società di gestione del risparmio, da lui fondata a Lugano nel 2009. È stato membro di direzione di un importante istituto bancario svizzero dove ha operato nell’ambito della consulenza finanziaria. Ha studiato scienze politiche all’Università di Losanna e all’Istituto degli alti studi internazionali di Ginevra. Ricercatore alla Fondation Jean Monnet pour l’Europe di Losanna, dove è stato anche assistente alla Facoltà di economia (HEC), ha conseguito un dottorato di ricerca in scienze politiche con una tesi sulla dinamica d’integrazione delle Comunità europee. Ha pubblicato vari articoli su politiche dell’integrazione europea e sulla fi nanza internazionale. È stato membro della Commissione di politica estera del Partito Liberale Radicale Svizzero e presidente della Sezione Ticino del NUMES (Nuovo Movimento Europeo Svizzera). Per i suoi studi, ha ricevuto la medaglia d’argento della Fondation Jean Monnet pour l’Europe a Losanna e un riconoscimento nell’ambito del Premio Robert Schuman a Strasburgo della fondazione Toepfer di Amburgo. Le sue attuali ricerche fungono da supporto operativo all’attività di gestione patrimoniale del Centro Studi Monte SA.
COMPATTA